Quanto si percepirà di pensione al termine dell’attività lavorativa è una domanda che si pongono molti.
Un buon indicatore che può aiutare a capire su quanto reddito pensionistico si possa far affidamento in pensione, arriva dal cosiddetto tasso di sostituzione, ossia il rapporto – espresso in termini percentuali – tra l’importo del primo rateo pensionistico e l’ultimo stipendio o ultimo reddito percepito prima del pensionamento.
Tassi di sostituzione pensione: cosa sono
I tassi di sostituzione dipendono da vari fattori come età, tipologia di lavoro svolto (dipendente o autonomo), andamento del PIL, anni di contribuzione, periodi in cui si colloca la contribuzione, inflazione ecc.
Si distingue in particolare tra i tassi di sostituzione lordi – definiti come il rapporto la prima rata di pensione al lordo delle tasse e l’ultima retribuzione al lordo di contributi e tasse – e i tassi di sostituzione netti, calcolati esprimendo sia la pensione sia la retribuzione al netto del prelievo contributivo e fiscale.
Rispetto a 10 anni fa però i tassi di sostituzione netti hanno mostrato una tendenza media al ribasso. A rivelarlo il 21esimo rapporto della Ragioneria Generale dello Stato sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario.
La simulazione della Ragioneria dello Stato
In tutte le simulazioni effettuate dalla Ragioneria Generale dello Stato nel medesimo rapporto, i tassi di sostituzione sono stati elaborati per due diverse tipologie di lavoratori corrispondenti, rispettivamente, al lavoro dipendente e al lavoro autonomo.
Così per il lavoro dipendente, si segnala nel 2020 un calo del tasso di sostituzione per circa 6 punti percentuali in caso di accesso alla pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi. Così un lavoratore dipendente del settore privato, che nel 2010 avrebbe ottenuto una pensione pari al 73,7% dell’ultima retribuzione, nel 2070 vedrà ridotta tale percentuale al 60,7%, a parità di requisiti contributivi.
Per un lavoratore autonomo, la riduzione del tasso di sostituzione risulta assai più consistente, di circa 23 punti percentuali, passando dal 72,2% del 2010 al 55,2% del 2020 per chiudere poi 49,1% del 2070. Così anche per un lavoratore autonomo, nel caso di adesione al pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 anni di contributi nel triennio 2019-2021, si assisterebbe a una riduzione del tasso di sostituzione pari a 3,6 punti percentuali.
Fonte: www.wallstreetitalia.com
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