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Coperture cyber: i risultati della statistica ANIA


A gennaio 2019 il Servizio Ricerca e Studi ANIA ha lanciato una nuova statistica associativa incentrata sulle coperture assicurative contro il rischio informatico (coperture Cyber) offerte dalle imprese italiane.

Oggetto della rilevazione sono i prodotti assicurativi per la protezione dei dati immagazzinati su supporto informatico, nonché a copertura dei danni derivanti dalla loro violazione, c.d. “polizze Cyber”.

Alla richiesta dati hanno aderito al momento solo 5 imprese operanti nel settore danni rappresentative comunque di circa un quarto del mercato in termini di raccolta danni. Data l’assenza di informazioni previe sulla dimensione del mercato Cyber non è stato possibile calcolare la quota del campione in termini di questo settore.

Nell’anno di rilevazione 2018 il campione ha dichiarato 444 contratti in essere, con un volume premi superiore a tre milioni di euro. Si è riscontrata una forte variabilità nei premi con un premio medio poco al di sotto di 8.000 euro e un premio massimo di diverse centinaia di migliaia di euro.

La distribuzione percentuale dei contratti e dei premi è concentrata nel Nord-Ovest.

Ciò è ascrivibile, con ogni probabilità, al fatto che la maggioranza delle entità finanziarie hanno sede in quell’area. Una quota minoritaria dei contratti è concentrata all’estero, circa il 12%, che però rappresenta oltre il 30% dei premi.  Quanto alla distribuzione per ramo di attività, la maggioranza dei rischi è concentrata nel ramo assistenza che però raccoglie solo il 2% dei premi.

Il 70% dei premi è raccolto dal ramo altri danni ai beni (11% dei contratti), che comprende la copertura interruzione dell’attività, il danno più rilevante collegato al rischio Cyber. 

È opportuno sottolineare che la statistica sottostima notevolmente il numero dei contratti Cyber in Italia a causa della mancata partecipazione alla statistica di importanti player e per la mancata inclusione, per motivi tecnici, di molti prodotti multirischio.

Il volume premi rilevato è invece probabilmente più vicino al dato reale. Il rischio di interruzione dell’attività, compreso nel ramo altri danni ai beni, si conferma quello più difficile da assumere (e dunque il più oneroso da coprire).

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