Siete certi che sia ancora sicuro affidare i vostri risparmi a Poste Italiane?
Con l’ulteriore privatizzazione di Poste Spa, prevista per quest’anno, Cassa Depositi Prestiti (istituto Pubblico) lascia il passo sul controllo del pacchetto di maggioranza, così verrà meno la garanzia della raccolta che Poste attua attraverso buoni fruttiferi e quella sui 252 miliardi di depositi, libretti e conti correnti.
La liquidità in giacenza in Poste, dunque, viene messa a rischio mentre gli utili della società sono in calo rispetto al 2014.
Cdp entra nella compagine del fondo Atlante, istituto nato per sostenere gli aumenti di capitale richiesti dalla Bce agli istituti di credito in crisi. Nonostante abbia chiuso il 2015 in rosso per 900 milioni.
Il dato è ancora più significativo se confrontato con il risultato del 2014, quando il gruppo era riuscito a realizzare profitti per 2,7 miliardi. La società ha precisato che la perdita è “riconducibile al risultato d’esercizio di Eni”. Tuttavia gli altri numeri del gruppo non consolano: nel 2015 scendono il patrimonio netto -4% a 33,6 miliardi e l’attivo -1%% a 398 miliardi con un margine di interesse in calo del 40% a causa dei tassi bassi.
Cala anche la liquidità (-6% rispetto ad un anno prima). Segno, insomma, che la Cassa piange. La privatizzazione di Poste Italiane avrà tra le conseguenze il potenziamento della vendita di prodotti finanziari spazzatura da cui sarà opportuno stare alla larga.
In particolare verranno proposte molte polizze sulla vita, spacciate come investimenti sicuri, ben sapendo che chi si rivolge in Posta vuole, appunto, avere la certezza che i suoi risparmi non saranno perduti. E grazie ai suoi 13.676 sportelli diffusi sul territorio nazionale insieme con la spinta provocata da premi per i dipendenti più aggressivi, è facile intuire che Poste Italiane diventerà un collocatore di strumenti finanziari che sono destinati a scottare i soldi investiti per colpa dei costi nascosti di cui c’è abbondanza. Questi aspetti, pur rilevanti, sarebbero ancora insufficiente a spiegare l’importanza del ruolo assunto della Cdp che deriva dalle caratteristiche del suo patrimonio, in origine pubblico ma gestito con criteri privatistici, che afferisce a valore reale, circa 18 miliardi ad attivi di 300 e liquidità fresca drenata dagli sportelli postali di 256, e non a processi di ingegneria finanziaria. L’articolazione interna della Cdp svela il ventaglio impressionante di rami d’attività, oltre alle menzionate reti energetiche, l’immobiliare, gestione e partecipazione processi privatizzazione Fintecna, assicurazioni con Sace, F2, società gestione risparmio, fondo strategico Italia per l’internazionalizzazione, ecc., a loro volta titolari di pacchetti azionari distribuiti, è il caso di dirlo, in ogni dove dai ponteggi Dalmine a porti ed aeroporti alle relazioni con i fondi sovrani del Kuwait e del Qatar.
Fonte: www.economicomensile.it
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